Mese: Giugno 2013

  • Pensieri da playoff

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    Penso che più o meno tutti i tifosi della Mens Sana, che ricordo ha appena vinto l’ottavo scudetto e il settimo di fila, nel corso di questi playoff hanno avuto questi pensieri e la relativa conclusione:

    Quarti di finale 

    — Ma figurati, quest’anno si va fori al primo turno è già grassa esserci arrivati, anche se sai la soddisfazione vincere con Milano

    Semifinale

    — Ma figurati, dopo una serie così si va fori con Varese, quelli hanno dominato la stagione,  s’è vinto con Milano ci dovrebbe bastare, anche sé a questo punto sognare non costa niente

    Finale

    — La purga non la voglio prende, quindi ora si va là e si vince.

     

    “Siena trionfa immortale in tripudio di bandiere.
    In questo tripudio di drappi e bandiere Siena trionfa come sempre immortale.”

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  • “Enrico Berlinguer alla tv”

    ert(Grecia, proteste davanti alla sede della tv pubblica chiusa per i tagli imposti dalla troika)

    Una politica di austerità non è una politica di tendenziale livellamento verso l’indigenza, né deve essere perseguita con lo scopo di garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale entrato in crisi. Una politica di austerità invece, deve avere come scopo — ed è per questo che essa può, deve essere fatta propria dal movimento operaio — quello di instaurare giustizia, efficienza, ordine, e, aggiungo, una moralità nuova. Concepita in questo modo, una politica di austerità, anche se comporta (e di necessità, per sua stessa natura) certe rinunce e certi sacrifici, acquista al tempo stesso significato rinnovatore e diviene, in effetti, un atto liberatorio per grandi masse, soggette a vecchie sudditanze e intollerabili emarginazioni, crea nuove solidarietà, e potendo così ricevere consensi crescenti diventa un ampio moto democratico, al servizio di un’opera di trasformazione sociale.

    (…) l’Italia si trova oramai — ma io credo, prima o poi, anche di altri paesi economicamente più forti del nostro si troveranno — davanti a un dilemma drammatico: o ci si lascia vivere portati dal corso delle cose così come stanno andando, ma in tal modo si scenderà di gradino in gradino la scala della decadenza, dell’imbarbarimento della vita e quindi anche, prima o poi, di una involuzione politica reazionaria; oppure si guarda in faccia la realtà (e la si guarda a tempo) per non rassegnarsi a essa, e si cerca di trasformare una traversia così densa di pericoli e di minacce in un’occasione di cambiamento, in un’iniziativa che possa dar luogo anche a un balzo di civiltà, che sia dunque non una sconfitta, ma una vittoria dell’uomo sulla storia e sulla natura.

    Enrico Berlinguer, gennaio ’77 Teatro Eliseo di Roma, marzo ’79 Teatro Lirico di Milano.

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