Turisti e vagabondi

 Progressivamente i visti d’ingresso vengono aboliti in tutto il mondo; ma non il controllo dei passaporti. Quest’ultimo è sempre necessario – forse come non mai prima – per mettere ordine nella confusione che l’abolizione dei visti può aver creato; per separare coloro per la cui convenienza e facilità di viaggiare i visti sono stati aboliti, da coloro che dovrebbero starsene fermi, che non hanno diritto di viaggiare. Abolizione dei visti di ingresso e maggiore rigidità dei controlli all’immigrazione, nella loro miscela, hanno un profondo significato simbolico. Potrebbero essere considerati una metafora della nuova, emergente stratificazione, e mettere in luce il fatto che ora «l’accesso alla mobilità globale» stia al primo posto tra i fattori di tale stratificazione. E questa miscela mette in luce anche la dimensione globale dei privilegi e delle privazioni, per locali che siano. Alcuni di noi godono della nuova libertà di movimento sans papiers. Altri non possono starsene dove vorrebbero per la stessa ragione. […]

[…] Per gli abitanti del primo mondo i confini statali sono aperti, e sono smantellati per le merci, i capitali, la finanza. Per gli abitanti del secondo mondo, i muri rappresentati dai controlli all’immigrazione, dalle leggi sulla residenza, dalle «strade pulite» e dalla «nessuna tolleranza» dell’ordine pubblico, si fanno più spessi; si fanno più profondi i fossati che li separano dai luoghi dove aspirerebbero ad andare e dai sogni di redenzione, mentre tutti i ponti, appena provano ad attraversarli, si dimostrano ponti levatoi. I primi viaggiano quando vogliono, dal viaggio traggono piacere, sono indotti a viaggiare o vengono pagati per farlo e, quando lo fanno sono accolti col sorriso del benvenuto e a braccia aperte. I secondi viaggiano da clandestini, spesso illegalmente. Accade ancora che paghino per l’affollata stiva di barche puzzolenti e rabberciate più di quanto gli altri non paghino per il lusso dorato della «classe affari». Ciononostante, li si guarda con disprezzo e, se la fortuna non li assiste, vengono arrestati e immediatamente deportati al primo arrivo.

Z. Bauman, Dentro la globalizzazione le conseguenze sulle persone, 1999, Laterza, pp. 97-99.

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