Quando andavo scuola, non ho fatto l’esame di seconda elementare (semicit.), però in terza la maestra che ci insegnava storia, geografia e qualche altra cosa, ci fece comprare un atlante. Doveva servirci per lo studio della geografia, ma io non ricordo di averlo mai aperto per fare dei compiti a casa o durante le lezioni. Quello che mi piaceva dell’alta te era la parte finale dove c’erano tutte le bandiere dei paesi del mondo, con i loro colori e i simboli strani. C’erano le informazioni sui paesi, io poi ho sempre preferito l’atlante politico con i confini ben segnati e le città in evidenza, rispetto a quello geografico. Sfogliavo quelle pagine, leggevo i nomi delle città, cercavo gli stati più remoti e sognavo la Micronesia, la Mongolia, il Suriname. Quando passando un giorno davanti a una libreria ho visto l’Atlante delle isole remote, con quel suo bellissimo sottotitolo: “Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò”, mi sono subito incuriosito, è scattato in me un qualcosa, un ricordo che mi ha riportato a quei momenti in cui sfogliavo quel librone e guardavo il mondo. Questo però è un atlante particolare: guarda a quelle isolette sperdute, quasi invisibili a occhio nudo sulla carta, scogli in mezzo agli oceani, più o meno abitati. Per ogni isoletta, oltre piazzarla sulla carta, ci sono alcune informazioni di base, come la nazione di appartenenza (e io rimango sempre molto stupito da queste isolette, come l’inglese Tristan da Cunha* spersa in mezzo al nulla a migliaia di km di distanza da Londra) e gli abitanti, inoltre quello che rende meraviglioso questo libro sono le storie associate a ogni luogo, brevissimi racconti, tra il reale e la fantasia che in alcuni casi fanno venir voglia di andare a imbarcarsi, in altri invece di prenotare una vacanza in isole molto più accessibili. Il tutto, strabiliantemente stampato in maniera stupenda su carta piacevole al tatto e con una grafica bellissima. È un libro per adulti che vogliono tornare bambini, è un libro per Robinson Crusoe immaginari.
[Atlante delle isole remote, Judith Schalansky, Bompiani]
* se siete curiosi e vi volete informare prima di partire, su Tristan da Cunha c’è chi ci ha girato un cortometraggio, ma vi posso assicurare che ci sono tante altre isole e storie bellissime
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