Ieri mentre mangiavo una macedonia al bar della stazione di Bologna, mi si avvicina un signore e con gentilizza mi chiede se potevo comprargli un cornetto, perché aveva fame. Non era vestito bene, ma neanche vestito da straccione, era un po’ sporco come chi dorme fuori, con pochi denti in bocca e una carnagione scura, bruciata dalle intemperie. Aspetto un istante a rispondergli, vergognandomi un po’, per il mio menù speciale strapagato a 7,20€, per quel telefono che stavo guardando, per i miei vestiti e per la casa calda che mi stava aspettando.
Non faccio in tempo a mettermi in fila, che un solerte barista ci si avvicina e apostrafa il signore: “cosa fai? Perché dai noia alla gente perbene? Vai fuori! Ora chiamo la polizia! Già ci sono gli zingari”. Gli dico di calmarsi, che il signore non stava dando alcun fastidio, è con me, compriamo un cornetto e usciamo. Mi metto in coda, compro il cornetto, una di quelle tristi brioche scongelate e pagate più del dovuto che trovi negli autogrill. Prima di arrivare alla porta incrociamo il barista di prima, che passandomi accanto esclama: “eccolo, il fenomeno”.
Usciamo sul binario 1, il signore mangia il suo cornetto, io finisco la mia macedonia. Restiamo in silenzio qualche minuto, con un po’ di imbarazzo. Io devo andare, gli lascio anche la bottiglietta di tè, gli auguro buona giornata e vado verso il binario 2 ovest.
E’ da ieri che ripenso a questa cosa, soprattutto alla reazione di quel barista. Che se ne vadano da qualche altra parte questi poveracci rompicoglioni. Come se bastasse non vedere per potersi mettere in pace con la coscienza.