Mese: Gennaio 2016

  • Nostra patria è il mondo intero

    Era l’estate del 2007, quell’anno non so se vi ricordata la Romania e la Bulgaria erano appena entrate nell’Unione Europea e in Italia c’erano stati una serie di roghi di campi rom e una generica caccia allo zingaro così come spesso accade. La cosa andò avanti per delle settimane e spesso venne fatte l’equazione rom = rumeni. Me lo ricordo bene, perché quell’estate insieme a un amico facemmo una vacanza in Romania e la cosa i rumeni se la ricordavano bene e non gradivano, ma questa è un’altra storia.

    Quel viaggio partì zaino in spalla dalla stazione di Venezia Mestre su un treno Euronight che attraversando Lubiana, Zagabria, Budapest ci portò a Bucarest in “sole” circa 36 ore. Di quel viaggio ricordo quello che erroneamente dissi al mio amico prima di stenderci in cuccetta a dormire, alla domanda se dovessimo tenere i documenti vicini in caso di controlli, risposi in maniera molto naive: “mannò, non ti preoccupare tanto c’è Schengen”. Nella mia risposta c’era l’idea che quella che stavamo per attraversare fosse Europa, quell’Europa che potevamo attraversare liberamente e che ci aveva fatto diventare la generazione Erasmus e Ryan Air. Ovviamente solo poco tempo dopo prima la polizia Slovena, poi quella Croata e poi quella Ungherese ci svegliarono con modi molto poco amichevoli per chiederci i documenti.

    Arrivati a Budapest, il treno venne ricomposto, una metà riprese il viaggio verso Bucarest e l’altra metà andò a Kiev. Quel treno non esiste più, così come Schengen sembra sempre di più un ricordo. Per paura di aprirsi al mondo l’Europa ritorna piccola a rinchiudersi dentro confini che erano stati cancellati (almeno per i suoi abitanti), facendoci sentire almeno per un po’ cittadini europei. Spero che la mia generazione soprattutto, non rimanga impassibile di fronte a queste scelte. Tornare indietro oggi sarebbe buttare via 70 anni di storia europea.

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  • Scrivere con l’acqua

    Non sono mai stato in Cina, ma dice che la calligrafia con l’acqua, è un passatempo di molti anziani, che armati di pennellone e secchio d’acqua, si esercitano con la calligrafia usando la pavimentazione stradale come carta e l’acqua come inchiostro.

    Scrivere con l’acqua è un esercizio zen. Non fai in tempo a scrivere una parola che questa sta già scomparendo. Scrivere con l’acqua ti consente di poter raccontare tutto: i segreti più inconfessabili e le storie più improbabili, reminescenze d’infanzia e ricordi rimossi. Con l’asciugarsi dell’acqua le parole evaporano e tutto torna limpido, ma quello che hai scritto rimane dentro di te.

    "Metal, Wood, Water, Fire, Earth", Song Dong, Groningen, 2015
    “Metal, Wood, Water, Fire, Earth”, Song Dong, Groningen, 2015

    Il 2016 si prospetta come un anno in cui dovrò scrivere molto, parole che non si possono asciugare. Ho deciso quindi, visto che questo blog ha passato abbondantemente i 10 anni nelle sue varie forme, di usarlo di più e fare finta che le parole qua siano scritte con l’acqua. In fondo era già così all’inizio.

    Buon anno!

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