Mese: Aprile 2018

  • Tre cose veloci

    [una rubrica estemporanea di segnalazioni varie per allietare la colazione della domenica]

    Photo by IRENE COCO on Unsplash

    Una cosa da leggere: la fantascienza nella Bulgaria socialista

    Tra gli anni ’70 e ’80 la Bulgaria è stata la “Silicon Valley dell’Est”. Insieme alle promesse di un futuro socialista guidato dall’automazione si affacciavano già le ansie e i dubbi di un mondo distopico e robotizzato. In questo contesto nasceva un florido filone di fantascienza. Aeon prova a raccontarlo in un bell’articolo

    LINK

    Un podcast: sopravvivere con la sharing economy

    Se le ansie e lo stress di un mondo dove il lavoro umano viene sostituito dall’automazione era fantascienza nella Bulgaria degli ’80, diventa improvvisamente reale oggi nella California del 2015.

    Una mini serie di tre puntate del podcast Theory of Evreything intitolata Instaserfs racconta com’è l’esperienza di una persona che prova a vivere facendo solo lavori legati alla sharing economy, tra Uber, consegne a domicilio, riparazioni casalinghe e nuovi mestieri.

    LINK

    Un video: l’ossessione della settimana

    Visto che questa canzone mi sta ossessionando e rincorrendo da dieci giorni mi sembra giusto condividerla pure qua nella versione live più bella che potete trovare su youtube

     

    Condividi:
  • Caro diario

    Domenica sera sono andato a vedere Ready Player One (andatelo a vedere e leggete il libro!), nel film James Halliday, il “genio” informatico che ha inventato la piattaforma Oasis dove l’umanità si è riversata in massa per scappare dal logorio della vita iper-moderna, ha tenuto un dettagliato  diario della sua vita che ha reso disponibile alla sua morte come indizio per risolvere la caccia al tesoro al centro del film.

    Se in passato questo blog è stato anche un diario personale, un diario pubblico, oggi mi rendo conto che mi viene più difficile usarlo così, anche per questo motivo negli ultimi anni ho iniziato a tenere un diario personale privato come pratica più o meno giornaliera. Per come la pratico io adesso, è una scrittura privata, con pochi fronzoli e buttata là come mi viene al momento. Brevi appunti giornalieri e poi magari pagine più lunghe di tanto in tanto quando c’è qualcosa che mi ronza in testa da provare a rendere più chiaro. Mi è capitato di sponsorizzare tanto con amici e conoscenti la pratica del diario come forma di riflessione, di auto-coscienza, un (ri)costruire il sé.

    Ieri mi è capitato di veder passare un tweet con un link a questo post dal titolo “The art of the diary” dove oltre a provare a discutere lo scopo di un diario. Ci sono esperienze come quella presentata nel post del Great Diary Project in Inghilterra o come il meraviglioso Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR) con il suo museo che mi piacerebbe proprio visitare, che cercano di raccogliere questi frammenti personali, vecchi diari che messi insieme possono ricostruire non solo un sé individuali, ma anche un’identità collettiva. Non lo so se i miei noiosi diari saranno mai letti da qualcuno oltre a me, se finiranno al macero, o se saranno la base di una caccia al tesoro miliardaria, intanto continuo a scrivere, anche solo per ricordarmi di quella giornata di sole e di quel bacio dato, di quella canzone che mi era entrata in testa e della rabbia di quella volta.

    Tutto questo per dire che ancora non lo so cosa vi racconterò qua sopra, ma che intanto pure voi dovreste iniziare a scrivere qualcosa.

    Condividi: