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  • Caro diario

    Domenica sera sono andato a vedere Ready Player One (andatelo a vedere e leggete il libro!), nel film James Halliday, il “genio” informatico che ha inventato la piattaforma Oasis dove l’umanità si è riversata in massa per scappare dal logorio della vita iper-moderna, ha tenuto un dettagliato  diario della sua vita che ha reso disponibile alla sua morte come indizio per risolvere la caccia al tesoro al centro del film.

    Se in passato questo blog è stato anche un diario personale, un diario pubblico, oggi mi rendo conto che mi viene più difficile usarlo così, anche per questo motivo negli ultimi anni ho iniziato a tenere un diario personale privato come pratica più o meno giornaliera. Per come la pratico io adesso, è una scrittura privata, con pochi fronzoli e buttata là come mi viene al momento. Brevi appunti giornalieri e poi magari pagine più lunghe di tanto in tanto quando c’è qualcosa che mi ronza in testa da provare a rendere più chiaro. Mi è capitato di sponsorizzare tanto con amici e conoscenti la pratica del diario come forma di riflessione, di auto-coscienza, un (ri)costruire il sé.

    Ieri mi è capitato di veder passare un tweet con un link a questo post dal titolo “The art of the diary” dove oltre a provare a discutere lo scopo di un diario. Ci sono esperienze come quella presentata nel post del Great Diary Project in Inghilterra o come il meraviglioso Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR) con il suo museo che mi piacerebbe proprio visitare, che cercano di raccogliere questi frammenti personali, vecchi diari che messi insieme possono ricostruire non solo un sé individuali, ma anche un’identità collettiva. Non lo so se i miei noiosi diari saranno mai letti da qualcuno oltre a me, se finiranno al macero, o se saranno la base di una caccia al tesoro miliardaria, intanto continuo a scrivere, anche solo per ricordarmi di quella giornata di sole e di quel bacio dato, di quella canzone che mi era entrata in testa e della rabbia di quella volta.

    Tutto questo per dire che ancora non lo so cosa vi racconterò qua sopra, ma che intanto pure voi dovreste iniziare a scrivere qualcosa.

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  • Dove eravamo rimasti?

    Un reperto di un’altra era: Smoccolo, il mio nano che per anni è stato l’header di questo blog.

    Faccio mio l’appello della Signorina Lave per il ritorno dei blog personali. Quei posti dove un tempo le persone perdevano 5 minuti per raccontare un pezzo di sé, storie, vite. Poi ci siamo presi troppo sul serio, sono arrivati i social, i 140 caratteri, l’immediatezza e i giardini murati costruiti da Zuckerberg e gli altri. Niente di male sia chiaro, mi diverto un sacco da anni tra la decina di social network che frequento, però il primo amore non si può scordare.

    Nel 2004 avevo 18 anni non ancora compiuti, in 14 anni questo blog è cresciuto con me, mi ha accompagnato in città diverse, in scelte difficili, in speranze e sogni. Da qua ho conosciuto un sacco di persone, ho fatto amicizia, ho viaggiato e trovato cose belle per lo più.  All’inizio, nel 2004 era su Splinder (mancarone pure 6 anni dopo la chiusura), come tanti altri in Italia in quegli anni. Dopo qualche anno si trasferisce in un posto tutto suo, e l’anno scorso arriva qua, a un indirizzo che dice tutto.

    Lo ammetto, sono stato pigro, nel corso degli ultimi anni ci sono state molte volte in cui mi sono detto:_”su questo ci scrivo un post!”_, poi finiva che invece no. Avevo già pronto un primo numero di una possibile newsletter, ma non l’ho mai aperta, mi sembrava di tradire un po’ questo posto qua. E voi miei venticinque (magari) lettori direte “eh ma chi ce lo dice che non ci deludi di nuovo, scrivi un post l’anno per non sentirti in colpa e stop?”. Grazie della domanda, purtroppo non vi posso assicurare niente, ma forse è il momento giusto per togliere le ragnatele dal template, dare una rinfrescata alla colonna di destra, riaprire i commenti (che poi i commenti su un blog ormai solo i nostalgici).

    Se ci conosciamo già, sapete cosa potete aspettarvi, se capitate qua per la prima volta benvenuti 🙂

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  • #alonetogether

     

    #alonetogheter; LaBeouf, Rönkkö & Turner; ARS17, Kiasma, Helsinki 2017 – http://alonetogether.kiasma.fi

    Shia LaBeouf, Nastja Rönkkö e Luke Turner in questo momento e per qualche altro giorno sono rinchiusi in tre casette in tre luoghi sconosciuti della Finlandia. Il loro unico contatto con l’esterno è una casetta identica a quelle dove sono loro all’interno del museo Kiasma di Helsinki.
    Per entrare nella minuscola casetta di legno bisogna spostare delle pesanti tende nere, dentro allo stesso modo tutto è buio, tranne che per i tre video che mostrano il primo piano dei tre artisti. Loro sono live dalla loro località sconosciuta, chi entra nella casetta può parlare a loro, che però possono rispondere solo tramite testo, inoltre i tre non sono in contatto tra di loro, quindi sono i visitatori a dover mediare e fare da messaggeri.

    Quando venerdì scorso sono entrato dentro la casetta di legno ho trovato circa una decina di adolescenti, per lo più ragazze, seduti per terra. Parlavano tra di loro e con i tre artisti, raccontavano cose accadute a scuola, problemi d’amore, scazzi, se la prendevano con Trump (alcune erano americane, altri finlandesi). Ascoltando la conversazione che stava andando avanti era evidente che lì dentro era in corso un qualcosa di strano e magico, che mi ha fatto restare lì fermo a osservare senza intervenire per paura di rompere qualcosa. Persone che non si conoscevano tra di loro avevano iniziato a legare, alcune non era la prima volta che entravano a parlare con i tre, per altri invece sì. Erano là dentro da ore: i tre sullo schermo, la casetta buia e semi-privata (sul sito dell’esibizione c’è un livestreaming dall’esterno della casetta con in sovrimpressione le risposte scritte dei tre) erano solo la scusa, parlando a un certo punto hanno paragonato quel luogo a un confessionale laico, perché lì dentro non avevano paura di esprimere le emozioni più nascoste e le insicurezze più profonde. Non so se usciti di lì quelle ragazze e quei ragazzi resteranno in contatto, io voglio pensare di sì, che magari usciranno insieme e poi si scriveranno e poi chissà cos’altro.

    E un po’ tutta quella dinamica che ho osservato mi ha ricordato i primi blog, l’avere a disposizione un canale nuovo in cui nessuno ti conosce e sentirti libero di raccontare in un tuo confessionale quello che vuoi, e trovare altri come te.

    La performance #alonetogether è all’interno della mostra ARS17 che ha come tema la rivoluzione digitale e come le tecnologie della comunicazione e la rete hanno cambiato le nostre vite.
    Non sono un esperto d’arte, ma secondo me nel pomeriggio di venerdì scorso là dentro quella casetta di legno ce n’era tanta e bella.

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  • Casa nuova

    Indirizzo nuovo, ma stesso arredamento.

    Non prometto una continuità di scrittura, quindi potete mettervi comodi.

    Se usate ancora quei cosi chiamati feed rss aggiornate l’indirizzo.

     

     

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  • RIP Splinder

     

    Era il 6 giugno del 2004 quando ho scritto il mio primo post su Splinder, non avevo ancora 18 anni, e avevo scoperto "quel sito dove ci puoi scrivere, tipo un diario" per caso in un noioso giorno di scuola di fine anno, su imbeccata di un amico (ciao Antonio!).
    Sono passati quasi 8 anni da quel giorno, ho sempre un blog, ci scrivo molto meno raccontando cose diverse da allora (e con una punteggiatura molto migliore), ho conosciuto molte persone belle, scambiato commenti e idee, fatto progetti più o meno riusciti.
    Sono cresciuto da allora, mi sono diplomato, ho cambiato strada, preso una laurea, quasi due, scrivo con una migliore punteggiatura.
    Un po' mi vergogno di quello che scrivevo lì (e anche di quello che scrivo qua, ma non conta), però sono molto dispiaciuto che oggi tutti quei post e quei commenti, il template con il blogroll pieno di ricordi, spariscano come lacrime nella pioggia; certo, ho salvato tutto, esportato e importato da altre parti, ma non è la stessa cosa.
    Ciao Splinder, è stato bello.

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  • Un posto dove… girare il mondo.

    Il blog di Lorenzo Cairoli è uno di quelli che consiglio sempre a tutti di leggere, di quelli che ogni volta ti viene da segnalare il link dei post e dici cazzo, come mai nessuno parla di questa cosa. A febbraio Lorenzo annunciò che stava preparando un giro del mondo, nel mezzo tante segnalazioni e tante storie dai luoghi che avrebbe visitato, poi più niente fino a qualche giorno fa, mille problemi e la voglia di partire non lo scoraggiano, trova sponsor e finisce di organizzare il tutto. Proprio in questi giorni è partito il blog Palato Nomade su Gambero Rosso dove parlerà di cibo, ma non solo. 

    Ormai la partenza è vicina, la prima tappa è l'America Latina:

    La prima tappa sarà la Colombia con base a Cartagena, poi una trasferta insidiosissima ad Haiti fino al Plateau Central per scoprire come se la passano veramente gli haitiani a cinque mesi dal terremoto. Seguiranno incursioni a Cuba, nella turbolenta Giamaica di Bolt e di Dudus Cooke, a Panama, in Venezuela, in Ecuador, in Perù, in Cile. (via Palato Nomade)

    Insomma, io vi consiglio di segnarvelo nei feed e tra i preferiti, perché ci sarà da leggere cose splendide nei prossimi mesi. Buon viaggio e in bocca al lupo Lorenzo!

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  • Culopesismo

    Tutti questi socialcosi sono l'apoteosi del culopesismo, nell'ultimo mese ogni volta che vedo la bacheca di wordpress mi passa la voglia di scrivere.
    E' quindi giuno il momento di dire basta al culopesismo da socialcosi, altrimenti il blog mi si arrabbia, tipo che mi incasina il template per rappresaglia, mi disattiva i plugin e altre cose brutte e poi io gli voglio bene a questo pezzettino di me, anche se ci scrivo poco ultimamente.

    Scrivere un twit o mettere un like su Friendfeed è infinitamente più facile che stare a scrivere un post, più economico in termini di tempo e risorse impegnate. Quando si ha poco tempo, la testa presa da mille cose, spesso scrivere un post è l'ultima delle preoccupazioni.
    Tipo che io volevo scrivere del fatto che sono a -3 esami dal finire, che sto vivendo un momento molto positivo e che mi posso ritenere felice; poi però mi sono detto, ma lo scrivo o non lo scrivo? non è che porta merda se lo scrivo? Boh, io l'ho scritto intanto, poi vedremo. 

    Volevo segnalare anche il set di foto che ho fatto a Rock in Rolo nel weekend, sono stato molto bene e mi sono divertito molto.  

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  • Parmaworkcamp.

    E' obbligo che scriva due righe per raccontare la due giorni parmense (o parmigiana? no, parmigiana è quella di melanzane). 

    Come primo atto devo fare i complimenti a Fran e a Davide per l'organizzazione più che perfetta, son stati bravi a contrattare anche due giornate di sole (seppur la temperatura non era proprio estiva, però le mediazioni alle volte sono necessarie).

    Ci sono stati molti interventi che ho trovato interessanti, menzione speciale va all'intervento di elena sulla cooperazione, purtroppo poco capito, perchè ritengo il movimento cooperativo molto 2.0 e la diffusione dei principi che stanno alla base non può che fare bene. 

    Il più atteso di tutti è stato sicuramente Paul, tutti a scrutare ogni faccia più o meno sconosciuta provando ad immaginarlo e lui cosa fa? Fa apparire i biglietti sul lavandino del bagno. Genio. 

    I vigili di Parma sembrano sceriffi del farwest, ma i controllori sugli autobus sono i più pignoli che abbia mai visto, ma non mi hanno beccato lo stesso senza biglietto (non mi avrete mai! [qui ci andrebbe una risata malefica tipo cattivo dei film]). 

    Un grazie davvero a tutti, quelli conosciuti e quelli che ancora devo conoscere, è stato un piacere rivedervi e conoscervi dal vivo (avrò dimenticato sicuramente qualche link, non me ne vogliate male). 

    [a su flickr ci sono le foto]

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  • Ricordi

    Ieri sono capitato sul vecchio blog che avevo su splinder, sparato nel 2004, tutto questo perchè ho trovato qualcuno che da un vecchio post del 2004 in cui si tiravano in ballo i lifting di Patty Pravo, qualcuno è approdato qua, ed io sono finito a spulciare tra i commenti e i link e quello che ho scritto.
    [nostalgia mode="on"]E via quindi di amarcord, per ricordare l'epoca dello scambio dei link (chi vuole scambiare un link con me?), dei blogrodeo che leggevo inarrivabili per me, il blogaggregator e tutti gli altri aggregatori per farsi conoscere, la classifica era solo quella di technorati, ho ritrovato i commenti con le faccine di sifossifoco. Icq, nel 2004 usavo ancora icq!  [nostalgia mode=off]
    Signora mia come vola via il tempo! Tra poco saranno passati 5 anni da quando ho aperto il blog, non che ci sia niente di straordinario, però sono contento.
    Ah, per chi ci sarà ci vediamo a Parma per il Parmaworkcamp (e no, nel 2004 ancora i barcamp non c'erano)

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  • [Buzzer Time]Maledizione.

    Questo è il primo post di una nuova sezione di questo blog, si chiama Buzzer Time saranno post a tema, in cui proverò sviscerare la mia passione per la palla a spicchi, che verranno riprodotti anche sull'omonimo blog creato insieme al compare Alenoir. La palla a due sta per essere alzata!

    Le mani che tremano, i muscoli contratti, la paura di cadere di nuovo, i volti tesi, questo è quello che si leggeva nelle facce dei giocatori della Mens Sana ieri.
    Era il 23 febbraio 2002 quando la Mens Sana vedeva svanire il sogno di vincere il primo trofeo della sua storia (che sarebbe arrivato solo qualche mese dopo con la vittoria della Coppa Saporta) affondata in finale di Coppa Italia dopo un tempo supplementare da un Manu Ginobili da 28 punti e 32 di valutazione e nonostante un Roberto Chiacig monumentale da 35 punti e 52 di valutazione.
    Siena che iniziava allora il cammino verso il primo scudetto e la raffica di vittorie di questi ultimi due anni, non è più riuscita ad avvicinarsi alla finale, sconfitta sempre nei quarti o in semifinale in maniera netta, con prestazioni sempre poco convincenti.

    Anche quest'anno ecco ai quarti la solita Cantù, nemica di mille battaglie e che in Coppa Italia tante delusioni ha dato ai tifosi biancoverdi. La partita non è delle migliori, si vede la tensione della vittoria, la responsabilità di un trofeo da portare a casa, dopo tante sconfitte partendo da favoriti. L'attacco è imballato, ma la difesa è sempre quella, intensità e grinta, che si traducono a fine partita in 18 palle recuperate, il solito Kaukenas che entra dalla panca a sostituire un abulico Domercant e ne fa 17 in 23 minuti. 
    Cantù prova a rimanere attaccata alla partita, ci riesce fino a 5' dalla fine, quando la partita va saldamente nelle mani senesi che accedono alla semifinale, contro una Benetton uscita vittoriosa dopo un OT  contro una Premiata che aveva tenuto la partita in mano per 3 quarti.

    Stasera di nuovo in campo per sfatare la maledizione, per riuscire a tornare a giocarsi la Coppa in Finale dopo 7 anni, nel 2007 la semifinale con la Benetton era finita con una vittoria trevigiana con una tripla allo scadere di partita (si proprio sul buzzer che da il nome a questo blog) di quel Soragna che ieri ha suonato la carica per la vittoria.
    Sarà una partita tutta da vedere, sperando di sconfiggere una maledizione. 

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