Tag: giornali

  • Paperboy

    Paperboy per NES – Come mi piaceva giocarci

    Oggi sono entrato in edicola. Era parecchio tempo che non lo facevo. Ho comprato un quotidiano di carta, anche questa cosa era parecchio tempo che non la facevo, sicuramente mesi, forse anni. E lì, mentre prendevo la mia copia sottobraccio mi sono ricordato di un tempo tanti anni fa in cui per me il sabato e la domenica mattina era uscire di casa e andare in edicola. Comprare almeno due quotidiani, a volte tre; girovagare per l’edicola del paese, sfogliare le riviste, i fumetti, scegliere cosa comprare, chiedere se era uscito il nuovo numero di Dylan Dog o Nathan Never o altro.

    Ci andavo in bicicletta prima, spesso, probabilmente quasi tutti i giorni, ma i giornali erano per lo più cosa del sabato e della domenica, gli altri giorni erano fumetti, riviste, figurine. Poi ci sarò andato in motorino sicuramente per un periodo, ma più di rado, che già frequentavo meno il paese, ma il fine settimana sicuro che ci andavo. Mi ci sarò pure fermato in macchina lì a fianco, magari lasciando la macchina con le quattro frecce e facendo veloce. E poi ho smesso, chissà come mai? Internet probabilmente, leggere i giornali online, trovare meno stimoli in quei fogli di carta con le notizie del giorno prima.

    L’edicola vendeva anche cartoleria e ninnoli vari, dai casalinghi alle brutte cornici d’argento; a un certo punto misero pure il videonoleggio. Quando ci sono passato davanti solo un paio di settimane fa, lì in mezzo al paese lungo la via principale, ho visto quel negozio chiuso, vuoto. È così da mesi, forse anni, che in fondo io quant’è che non ci entravo prima che chiudesse? E l’unica edicola rimasta adesso in paese è un bugigattolo piccolo, che fa tristezza solo a passarci davanti, con le riviste con le copertine sbiadite dal troppo attendere che qualcuno le compri.

    Oggi sono entrato in edicola. Ho sfogliato qualche rivista, guardato le ultime uscite dei fumetti, comprato un quotidiano di carta e mi è piaciuto.

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  • Controllo della realtà.

    Come non essere d'accordo con Sergio Maistrello

     "Reality check. Ecco, secondo me potrebbe essere una buona via d’uscita da questa pericolosa fase della vita democratica italiana, in cui chi parte per la tangente detta le regole del gioco e si porta dietro tutti, invece di essere energicamente richiamato all’ordine. Viviamo una realtà spesso costruita su certezze di terza o quarta mano, abbiamo bisogno di ingenti verifiche di corrispondenza con la realtà. Non saltuarie, ma costanti e distribuite. A cui ciascuno di noi è chiamato contribuire secondo le proprie competenze. Oggi abbiamo la voce pubblica per farlo, abbiamo il canale per mettere a disposizione quanto sappiamo. E penso che il prossimo ciclo politico sarà gestito dalla prima coalizione di volonterosi in grado di raccogliere competenze ed esercitarle in modo rigoroso per allontanarsi dall’attuale arena di eccessi e menzogne."

             via Se tornassimo ai fatti » Sergio Maistrello.

    Come in un mondo orwelliano siamo circondati da notizie che non lo sono, verità costruite a puntino, leggende metropolitane che si propagano alla velocità della luce, in un calderone di informazioni in cui sempre di più l'essenziale è il filtro che vi si applica.
    Se prima era molto difficile confutare le verità distribuite dai media, che quindi diventavano assolute, quante volte si è confutata una tesi con un "l'hanno detto in televisione" "è scritto sul giornale". Queste affermazioni non si possono più considerare vere o non si dovrebbero, la frase del politico di turno nel tg, le cifre dette a caso neei talk show, le dichiarazioni su giornali, non possono più essere prese per vere, perchè spesso non lo sono, ed oggi si può dimostrare e si può far sapere.
    Ha ragione Antonio Sofi quando scrive che siamo al controllo della surrealtà, in cui c'è la gara ha dichiarare la prima cosa improbabile che passa per la mente, per vedere chi la dice più grossa, però in questo momento in cui le opposizioni, tutte, quelle parlamentari e quelle extraparlamentari, latitano o si prestano allo stesso gioco del surreale, può venire dalle persone normali questo controllo, sarà difficile, ma di battaglie da combattare ce ne sono tante e tante ce ne saranno in futuro.

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