Tag: trento

  • Dormi sepolto in un campo di grano

    cimitero
    Così come vi siete fronteggiati in vita, gli uni di fronte agli altri, nelle trincee, sulle montagne, al freddo, in mezzo alle neve e al fango, circondati da filo spinato e paura, adesso anche da morti siete di nuovo gli uni di fronte agli altri.
    Non più trincee e filo spinato, ma un viale alberato a separarvi. I vinti, con un monumento e una semplice iscrizione e i vincitori dall’altro lato ricordati con i nomi, un mausoleo, tutti gli onori e il pieno di retorica.
    Io che non ho fatto il militare, che ho paura di qualsiasi arma, e che non riesco neanche a immaginare cosa vuol dire essere in guerra, continuo a chiedermi perché non potete stare insieme in pace, almeno da morti.

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  • 3 anni dopo

    windows

    Chi l’avrebbe immaginato che 3 anni dopo sarei stato ancora qua: con un’altra prospettiva, un panorama differente, tante cose belle, una camera più grande, qualche ansia da superare, una connessione internet nuova fiammante (finalmente), l’attesa per un altro primo giorno di scuola.

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  • Ora viene il bello

    wordle tesi

    Ho discusso oggi la mia tesi, in mezz’ora il risultato degli ultimi mesi. Tra quindici giorni con la mia proclamazione si chiuderà definitivamente la mia carriera da studente, si chiuderanno questi due anni e mezzo a Trento.

    Intanto, inizio a festeggiare.

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  • Anche i treni premono snooze

    O anche cronaca di un ritardo ferroviario di cui ero solo spettatore.

    Ore 05:00 – Il treno regionale 2251 di trenitalia doveva partire da Bolzano, io secondo la mia tabella di marcia dovevo essere già sveglio da un po' e pronto a uscire dopo pochi minuti per accompagnare Valentina in stazione.

    Ore 05:11 – Non mi ricordo mai dello specchio nell'ascensore, che nella maggior parte dei giorni è pure il primo specchio in cui mi guardo la mattina, non vorrei mai farlo, figuriamoci a quest'ora. 2251 sarà arrivato in orario ad Ora?

    Ore 05:38 – da orario 2251 doveva fare il suo trionfale ingresso al binario 2 della stazione di Trento e accogliere la mia bella che tornava a casa. In realtà lui non era ancora partito, penso un problema con la sveglia del macchinista, noi stavamo bestemmiando contro la coda alle macchinette prima di accorgerci sul tabellone di un ritardo segnalato di 40'.

    Ore 06:05 – L'immaginario 2251 avrebbe dovuto essere ad Ala, il reale 2251 ancora non è partito da Bolzano, il ritardo aumenta, la fame pure, fortuna che il bar della stazione è aperto, ancora poca gente, quei pochi però dovevano andare a Bologna con 2251. C'è una barista che non avevo mai incontrato e fa il cappuccino molto meglio delle sue colleghe, i cornetti sono sempre quelli surgelati e riscaldati. A stomaco pieno si aspetta meglio.

    Ore 06:26 – 2251 non è a Domegliara come avrebbe dovuto, è ancora fermo a Bolzano. Il ritardo è di un'ora, consiglio a Valentina di arrivare a Verona con il regionale che parte tra 5 minuti, che male che vada aspetta un'ora la coincidenza per Bologna, se invece 2251 parte lo ritrova a Verona. 

    Ore 07:08 – Isola della Scala è ancora lontana, però 2251 è arrivato a Trento e riparte sotto i miei occhi che lo aspettavano sul binario 2. Con il giornale sottobraccio esco dalla stazione, mi sembra più freddo di prima, apro Prontotreno e guardo se 2251 recupera terreno.

    Ore 07:22 – Il ritardatario 2251 è a Rovereto, io in Piazza Duomo, al freddo cammino verso la mia seconda colazione. 

    Ore 07:33 – Quando sono entrato al bar ho chiesto un tè caldo, alla richiesta della barista di scegliere quale volessi ho risposto "uno qualsiasi, basta che sia molto, molto, caldo". Dieci minuti dopo ho ripreso sensibilità alle mani, 2251 è arrivato ad Ala, e Repubblica non mi ha messo di buon umore. 

    Ore 07:53 – Ve l'ho mai raccontata questa cosa che a Trento nei bar quando ordini il caffè ti chiedono se lo vuoi "liscio"? No, ecco, allora ricordatelo, non fate come il signore, probabilmente bangladese o del sud-est asiatico che è rimasto 5 minuti a fissare la barista senza sapere cosa rispondere. 2251 è arrivato a Domegliara, Valentina a Verona e io sono di nuovo in strada. 

    08:08 – 2251 arriva a Verona, io a casa, giusto in tempo per un caffè. Quel pigrone sta fermo sempre 12 minuti a Verona, anche quando è in ritardo, io giuro che in quei 12 minuti ho solo riposato gli occhi.

    08:59 – Poggio Rusco è in provincia di Mantova, io fino alle amministrative dello scorso anno credevo fosse in provincia di Bologna, non sono mai stato un fenomeno in geografia. 2251 ha 90' di ritardo, io sono in anticipo rispetto ai miei standard.

    09:53 – Ho pulito camera, mi sono fatto una doccia per scaldarmi, ho letto Affari&Finanza, ho mangiato della cioccolata, ho grattato un gratta e vinci senza vincere. 2251 è arrivato a Bologna senza recuperare neanche un minuto di ritardo. Io l'ho seguito stazione per stazione, facendo il tifo per lui.
    Lo immaginavo sbuffante iniziare malissimo una nuova settimana, come la maggioranza delle persone che il lunedì mattina sognano solamente di premere snooze e rimanere a dormire "solo altri 5 minuti, poi mi alzo, giuro".

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  • Just one year

    Quasi un anno dopo è riapparso il violinista di strada, ha lo stesso violino sgangherato, ma gli occhiali mi sono sembrati nuovi.
    Per mesi non si era più visto, avevo pensato a un trasloco in un luogo più piacevole e meno freddo, che sta arrivando l'inverno, la mattina non si vedono le montagne e suonare il violino con le dita congelate non deve essere piacevole.

    Sono stato felice di vederlo stasera, gli ho sorriso solamente, che di spicci non ne avevo. 

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  • baby we’ll never go back

    Il cappuccio della giacca alzato per ripararmi dal vento, le cuffie nelle orecchie, qualche goccia di pioggia e un freddo pungente.
    Quel maledetto semaforo pedonale è rosso, sempre, soprattutto la mattina quando sono in ritardo. Non ho mai capito come funzionino i tempi dei semafori: ci sono volte che è subito verde e altre che invece sembra non arrivi mai.
    Una ragazza con un cappello di lana di quelli con il pon-pon in cima e un cappotto marrone arriva trafelata, anche lei le cuffie nelle orecchie, tiene il tempo con il piede.
    Sbuffo, mi guardo intorno, macchine non ce ne sono e il semaforo è sempre rosso.
    Bruce canta di voler fuggire insieme a Wendy, perché i vagabondi sono nati per correre.
    Alzo lo sguardo incrociando quello della ragazza, le faccio un cenno come per dire "andiamo?" e attraverso la strada a passo spedito.
    Non mi sono voltato a guardare se mi aveva seguito, ma tanto come ho messo piede sul marciapiede dall'altro lato il semaforo è diventato verde e Bruce ha finito di cantare.

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  • Il Nulla

    Dormo sempre con un pezzo di tapparella alzata, che la mattina mi piace vedere la luce e poi perché mi viene più facile svegliarmi. Stamani quando ho aperto gli occhi c'era questa luce bianca opaca che riempiva la stanza; mi sono alzato, ho tirato su la tapparella, ho aperto la finestra per cambiare l'aria e (e qua c'è dello stupore anche un po' insensato) dove ogni mattina vedo le montagne, lì, ferme, come molossi placidi, ecco proprio lì, c'era il nulla. Il nulla come quello che mettono nei cartoni animati quando fanno interagire i personaggi con il disegnatore, un foglio bianco da riempire, che veniva voglia di prendere le matite e disegnarcele le montagne.
    Insomma, io oggi mica le ho viste ancora le montagne, chissà se ci sono sempre, o se devo rifare la punta alle matite e disegnarle.

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  • Pedalare

    shadow cycling

       (foto di .mw)

    Ci sono quelle cose che una volta che hai imparato non dimentichi più, l'esempio classico è la bicicletta. Io in bicletta negli ultimi anni mica ci sono andato spesso, che per andare dove dovevo andare era necessario prendere un bus o avere un'auto e quella bici lì in garage, che poi uscito da casa c'è subito una discesa, ma per qualche strano motivo quando ritorno diventa una salita di quelle che arrivi col fiatone in cima e pensi che in fondo i ciclisti che si dopano un po' li capisci (poi dovrei dire che negli ultimi mesi ho usato spesso la bici elettrica di mio nonno, quello che ha rottamato la Fiat Tipo digit l'anno scorso, ma ci faccio brutta figura).

    Insomma da quando mi sono trasferito quassù a Trento, che sono giusto una decina di giorni, ho già fatto più chilometri in bici che negli ultimi 5 anni. Ora non mi viene più nemmeno il fiatone quando ritorno a casa con la borsa della spesa. 

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  • Bivi

     
    (Topolino n.1947 – Zio Paperone e Brigitta e il tesoro a bivi, collezione personale)

     

    Avete presente le storie a bivi che si trovavano su Topolino fino alla metà degli anni '90? (poi sono scomparse, non so quando, non c'è una data precisa un po' come per le sagome dei camerieri fuori dai ristoranti (cit.) oppure negli anni 00, sono tornate? lettori di Topolino che mi dite?)

    Per chi non ce le avesse presenti, erano storie in cui ad un certo punto potevi scegliere su come farle continuare, eri tu lettore che decidevi, se andare a destra o a sinistra, in alto o in basso. Solo che poi io, come penso tutti quelli che le hanno lette, si mettevano lì e esploravano tutte le possibilità di costruzione della storia, scoprendo i diversi finali. 

    Nella vita spesso quando sei a un bivio (e ce ne sono tanti e spesso) poi non puoi tornare indietro e vedere l'altro finale, succede che scegli e vedi come va a finire, fino al bivio dopo. E niente, qua siamo arrivati a un bivio e c'è da scegliere cosa fare, dove andare, altri luoghi, altre strade, altre persone, c'è da scegliere un'altra strada, forse non aspettavo che questo momento, quello di poter scegliere nuovamente. La montagna o la pianura? Dove? Come?

    Ho del tempo per pensarci, molte settimane, qualche mese, per valutare pro e contro, ragionare con la testa, con la pancia e con il cuore, farsi prendere dalla razionalità più maniacale e dall'istintività più profonda. Intanto mi metto seduto sul bivio e mi guardo intorno.

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