Non so se ci avete fatto mai caso, ma i viaggi di ritorno sono sempre più veloci di quelli d’andata. Non importa la destinazione o il mezzo di trasporto, fateci caso, l’andata è sempre lunghissima. Siete lì, tutti presi a non vedere l’ora di arrivare, perché ci sono sempre ottimi motivi per andare: un viaggio, una riunione, un bacio. E mentre pensi a tutte queste cose guardi l’orologio carico di aspettative e niente, non si muove mai, i secondi diventano minuti, i minuti ore. I motivi per tornare invece non sono mai così convincenti. Il ritorno è sempre fatto di sospiri e rimpianti, per quella cosa non vista, per quella cosa non detta, per quel bacio non dato. E così perso tra quei momenti mancati *puf* il ritorno passa in un attimo e ti ritrovi ancora spaesato a cercare di rimetterti in pari con quello che avevi lasciato da fare. Però alla fine l’ansia del ritorno è la miglior motivazione per partire di nuovo.
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I viaggi di ritorno
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Bye sweetie
Un locale country grande come un campo da calcio, sul palco un cantante: chitarra in mano, stivali ai piedi e cappello in testa. Una birra in mano, intorno coppie che ballano, bottiglie che si svuotano. Alzo lo sguardo dalla Corona ormai calda. Incrocio lo sguardo con una biondina dagli occhi tristi, chiedo se vuol ballare, le basta un sorso di birra e un “come va, tutto bene?”, solo per scambiare due parole con uno sconosciuto straniero. “Bye sweetie” le dico ritornando dagli altri, “thanks” dice sorridendo e finendo la birra. La giornata nel west volge al termine e un sorriso di una bella ragazza è quello che ci vuole.