La strada è sempre la stessa ogni mattina, da tre mesi a questa parte.
Scendo le scale, giro a sinistra, di nuovo a sinistra e poi tutto dritto, tutto il viale fino in fondo e sono arrivato.
A metà strada, ogni mattina, abbasso il volume dell'iPod e ascolto.
E' sempre lì, metro più metro meno, col suo sgabello sghembo, gli occhiali attaccati insieme col fil di ferro e quel violino tutto scortecciato e malridotto, pochi capelli in testa e la barba bianca incolta che copra una faccia bruciata dal freddo di troppi inverni e dal sole di troppe estati.
Suona sempre qualcosa di diverso o almeno a me sembra così, sempre melodie tristi e lo capisco, che non è il massimo dell'allegria: suonare un vecchio violino seduto al freddo dalla mattina presto, magari senza nemmeno un caffè nello stomaco.
Quando metto le monete nella custodia aperta davanti a lui, si ferma sempre un istante, il tempo di un sorriso veloce.
E' qualche giorno che non lo vedo, quando torno magari è di nuovo al solito posto.